Il momento arriverà. Quando, non è dato sapere. Ma di certo qualcuno dovrà spiegare – magari alla magistratura contabile e probabilmente alla polizia giudiziaria – in che modo e secondo quali criteri almeno 2 milioni e mezzo di euro hanno preso il volo dalle casse della Conservatoria delle coste per finire nei conti correnti di associazioni e società. Amministrate nella maggior parte dei casi da ectoplasmi: dopo aver incassato centinaia di migliaia di euro, oggi i referenti, spesso ottuagenari, risultano irreperibili. E non si sa nemmeno se i progetti proposti all’agenzia e finanziati senza alcuna selezione dall’ex direttore operativo Giovanni Piero Sanna – nominato nel gennaio del 2020 dall’allora presidente della Regione Christian Solinas e sollevato dall’incarico otto mesi fa – siano stati effettivamente realizzati. Non una grossa perdita, in verità, vista la misera qualità delle proposte finanziate da Sanna. Al quale, per aprire i cordoni della borsa, bastavano una paginetta e quattro righe degne di un compitino di prima elementare. Scritto male.
La vicenda che Indip racconterà in varie puntate nei prossimi giorni – forte di una mole sterminata di documenti – ha dell’incredibile. Ogni pagina riserva una sorpresa e alla fine dei giochi, tessera dopo tessera, il mosaico che si ottiene restituisce un quadro complessivo che lascia esterrefatti.
Sotto la gestione dell’uomo solo al comando, la Conservatoria ha sborsato milioni di euro per finanziare progetti che definire improbabili – almeno rispetto alla mission dell’agenzia – è piuttosto riduttivo. O parecchio generoso. Ci sono ad esempio 616mila euro finiti nelle casse di un ente romano che si occupa di storia contemporanea ma evidentemente – soprattutto quando sul piatto ci sono centinaia di migliaia di euro – non disdegna qualche puntatina in altri ambiti. Senza averne evidentemente le capacità, visto che per un progetto sulle zone costiere e sulle isole minori del Mediterraneo i vertici dell’ente capitolino sono stati costretti a coinvolgere decine di associazioni e società. Alcune delle quali, curiosamente, hanno sede in alcuni immobili di proprietà dell’allora direttore esecutivo della Conservatoria Giovanni Piero Sanna.
E poi ci sono le “briciole”. Che messe insieme fanno i milioni. Come i seminari sulla “Storia della bussola” o sui “Naviganti alla scoperta del cielo australe”. E che dire della fondamentale serie di incontri sulla “Relazione tra l’umano, il mare e le sue coste nelle grandi opere letterarie”?
Difficile dire in che misura le dotte disquisizioni su testi di Saffo, Omero e Emily Dickinson abbiano concorso al raggiungimento degli obiettivi propri della Conservatoria. Non per Giovanni Piero Sanna, il quale rimase evidentemente piacevolmente colpito, tanto da dare precise disposizioni agli uffici: “Prego procedere per unicità proposta”. E via 35mila euro sul conto corrente di un’associazione fondata – incidentalmente, nessun dubbio – da sua nipote. Alla quale, va detto, non manca certo l’iniziativa, posto che figura come referente di altre associazioni che hanno beneficiato dei contributi a pioggia disposti dallo zio.
Nelle carte ottenute da Indip non ci sono solo “bussole&poetesse”: i progetti finanziati si contano a decine. L’aspetto più grave è però un altro: ancora oggi, nella maggior parte dei casi, non si sa se le iniziative siano state effettivamente realizzate o se i beneficiari fossero cinefili incalliti amanti di Woody Allen e del suo Prendi i soldi e scappa. Secondo fonti qualificate interpellate da Indip, l’attuale direttrice esecutiva Maria Elena Dessì – che ad oggi non intende rilasciare dichiarazioni – ha tentato di contattare tutti i soggetti che hanno incassato denari dall’agenzia. In molti casi senza successo: destinatari irreperibili. Anche Indip ha cercato di rintracciare alcuni referenti delle associazioni premiate dalla Conservatoria e il risultato è stato sempre lo stesso: sedi inesistenti o citofoni muti.
Chi invece ha risposto ai solleciti della Conservatoria è la presidente di un’associazione che si occupa di “promuovere, tutelare e valorizzare i prodotti tipici locali”. Pugliesi, visto che il sodalizio ha sede a Gioia del Colle, nella cintura metropolitana di Bari. E che ha fatto la suddetta associazione grazie ai 38.500 euro sganciati dalla Conservatoria? Una brochure di 32 pagine sul ruolo delle piante per la tutela delle coste. Va detto che i testi sono parecchio accurati. Forse perché “pescati” da lavori specifici già pubblicati, tra gli altri, da Legambiente e Ispra, l’Istituto superiore per la protezione e la tutela ambientale. Ciò detto: che fine hanno fatto questi volumetti? Sono stati distribuiti nel Lazio e, ça va sans dire, in Puglia e più precisamente a Ostia, Torvaianica e a Campomarino, in provincia di Taranto. In copertina, il logo della Regione Sardegna.
Sarà poi interessante capire come un’agenzia con un organico ridotto all’osso – in Conservatoria non si sono mai superati i sette dipendenti – nel quinquennio targato Giovanni Piero Sanna sia riuscita nell’improbabile impresa di spendere oltre 120mila euro in viaggi e trasferte. A cinque stelle, ovviamente. Capri, Napoli e perfino Cagliari le mete più gettonate, senza però disdegnare una puntatina a Rio De Janeiro. A far cosa non si sa. Anche perché, come emerge da un documento riservato, i globetrotter in questione non hanno nulla a che fare con la Conservatoria delle coste della Sardegna.