Lo strano caso dei lavoratori stagionali che non sono più disposti a farsi sfruttare
La stagione turistica è alle porte e dopo due anni di pandemia le aspettative degli operatori sono alte. Ma c’è un problema che potrebbe costringere diverse attività a tenere le serrande abbassate: i lavoratori stagionali latitano. Una "diserzione" inedita per la Sardegna, che ha portato gli imprenditori a criticare il reddito di cittadinanza: renderebbe i lavoratori pigri, anche di fronte a un contratto di lavoro in regola. Ma le cose stanno davvero così? Abbiamo risposto a dieci offerte di lavoro pubblicate su vari portali web da strutture sarde alla ricerca di personale. E contattato diversi lavoratori stagionali. Emerge che le offerte di lavoro sono in linea con quanto stabilito dal contratto nazionale. Ma solo sulla carta. Chi conosce il mestiere, infatti, parla di lavoro extra che può sconfinare in vero e proprio sfruttamento. E gli straordinari non sempre vengono retribuiti. E, quando questo accade, si ricorre al pagamento in nero. Insomma, alla fine non è difficile capire le ragioni della "diserzione". Agli occhi di un numero crescente di lavoratori, l’idea di trascorrere l’estate in sala, in cucina o alla guida di un bus che trasporta turisti per ore ore - anche aggirando le leggi - è sempre meno attraente. Specie se i turni sono massacranti e la dignità viene costantemente calpestata