Al pari dei precedenti, anche il governo guidato da Giorgia Meloni pare refrattario a riassegnare secondo procedure pubbliche le concessioni balneari, da decenni in mano alle stesse società per una manciata di euro. A Villasimius, ad esempio, capita che il Tanka village chiuda i conti con l'erario con qualche decina di migliaia di euro. Il Timi Ama invece, che nel 2021 ha fatturato 18 milioni, oltre a pagare due spicci è finito nella lista nera degli insolventi. Sul versante dei canoni irrisori non fanno eccezione gli alberghi extra lusso di Alghero e club "esclusivi" come il Phi beach a Baja Sardinia. Sono i casi di cui ci occupiamo in questa seconda puntata dell'inchiesta sulla gestione del demanio. Ciò malgrado, l'orientamento del governo continua a ignorare i principi di trasparenza ed equità invocati dall'Unione europea da "appena" sedici anni con l'obiettivo di cancellare le storture di un sistema per cui l'Italia continua a svendere il territorio, in favore dei privati e a discapito dell'interesse pubblico. Sardegna compresa. Un concetto che emerge chiaramente dalla mappa interattiva che abbiamo realizzato partendo da un documento rilasciato dal ministero delle Infrastrutture e aggiornato a maggio 2022. Con un "piccolo" elemento in più: grazie alla georeferenziazione, oltre ai canoni annuali Indip può indicare ai propri lettori le ragioni sociali della maggior parte dei concessionari, omessi in toto nel file del ministero